Le misure per le imprese dalla bozza della Legge di Bilancio

Il Consiglio dei Ministri del 17 ottobre ha approvato una serie di misure riguardanti irpef, rottamazione, imprese e famiglie nel testo della Legge di Bilancio 2026. Per le imprese troviamo il nuovo iperammortamento 2026 che sostituisce Transizione 4.0 e 5.0 con aliquote potenziate fino al 220% per investimenti green, la proroga fino al 2028 del Credito di imposta per le imprese operanti nella Zes Unica e il rifinanziamento della Nuova Sabatini con 1,7 miliardi.

Iperammortamento per beni 4.0

L’iperammortamento consiste in una maggiorazione del costo di acquisizione e comporta che si abbiano maggiori quote di ammortamento deducibili, con abbattimento della base imponibile.

A chi è rivolto

Il beneficio è destinato alle imprese titolari di reddito d’impresa che investono in:

  • Beni materiali e immateriali 4.0 (allegati A e B della L. 232/2016);
  • Impianti per la produzione e lo stoccaggio di energia da fonti rinnovabili destinata all’autoconsumo, compresi gli impianti per lo stoccaggio dell’energia prodotta. Per quanto riguarda i pannelli fotovoltaici, deve trattarsi di moduli prodotti negli Stati membri dell’Unione europea ad elevata efficienza (almeno pari al 21,5%).

Sono escluse le imprese in liquidazione, fallimento o sottoposte a procedure concorsuali, nonché quelle non in regola con sicurezza sul lavoro e contributi previdenziali. Inoltre, il sistema della maggiorazione degli ammortamenti non è applicabile alle aziende agricole (per via della tassazione catastale).

Aliquote base

La maggiorazione interviene sul costo di acquisizione dei beni materiali strumentali nuovi, ai fini delle imposte sui redditi, con esclusivo riferimento alla determinazione delle quote di ammortamento e dei canoni di leasing. Attenzione, la maggiorazione degli ammortamenti riduce l’imponibile solo se l’impresa ha reddito positivo. In caso di perdita fiscale, il beneficio viene differito agli esercizi successivi.

Ricordiamo che la maggiorazione degli ammortamenti consiste in una deduzione extracontabile che riduce l’imponibile fiscale. Per esempio, su un investimento di 100.000 euro con l’iperammortamento del 180%, un’impresa può dedurre il 280% del costo del bene (100% normale + 180% agevolazione).​

Il vantaggio fiscale si calcola moltiplicando la maggiorazione per l’aliquota fiscale applicabile. Con l’IRES al 24%, un iperammortamento di 180.000 euro genera un ulteriore risparmio di 43.200 euro.

Riportiamo di seguito le aliquote di maggiorazione del costo di acquisizione:

Fascia investimento Maggiorazione standard Beneficio fiscale (IRES 24%)
Fino a €2,5 mln 180% 43,2%
€2,5 - 10 mln 100% 24%
€10 - 20 mln 50% 12%


Maggiorazione per investimenti green

Se l’investimento consente un risparmio energetico del 3% sull’intera struttura produttiva o del 5% sul processo coinvolto, le aliquote incrementano come segue:

Fascia investimento Maggiorazione green Beneficio fiscale (IRES 24%)
Fino a €2,5 mln 220% 52,8%
€2,5 - 10 mln 140% 33,6%
€10 - 20 mln 90% 21,6%

Sono previste semplificazioni per:
  • Sostituzione di beni interamente ammortizzati da almeno 24 mesi;
  • Progetti realizzati tramite ESCo con contratto EPC.
Modalità operative

Per accedere all’agevolazione, l’impresa deve:

  • Effettuare l’investimento tra l’1 gennaio e 31 dicembre 2026;
  • Versare almeno il 20% di acconto entro fine 2026, con consegna possibile fino al 30 giugno 2027;
  • Trasmettere comunicazioni e certificazioni tramite la piattaforma GSE, che gestirà anche i controlli.

Il sistema di maggiorazione degli ammortamenti si fruisce in fase di dichiarazione dei redditi ed è legato alla vita utile del bene sul piano fiscale.

L’obiettivo del Governo era uscire dai vincoli del PNRR e agevolare anche gli investimenti degli energivori, esclusi dalla normativa DNSH. Il nuovo sistema risponde a questa esigenza perché conviene decisamente (sempre che non assorba anche l’IRES premiale) alle società di capitali con elevata redditività e aliquote fiscali elevate: una società con IRES al 24% che investe 500.000 euro in un macchinario 4.0 con iperammortamento al 150% otterrà un risparmio fiscale di 180.000 euro (36% dell’investimento), distribuito però lungo la vita utile del bene. Ancora meglio per le ditte individuali con aliquota marginale al 43%, che arriverebbero a un beneficio teorico del 64,5%.

Cumulabilità

L’iperammortamento è cumulabile con altri incentivi nazionali ed europei, purché non si superi il costo sostenuto e la base di calcolo è assunta al netto delle altre sovvenzioni o dei contributi a qualunque titolo ricevuti per le stesse spese ammissibili.

Next step

Con decreto del Ministro delle imprese e del made in Italy, da adottare entro 30 giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, sono stabilite le modalità attuative delle disposizioni, con particolare riguardo alle specifiche tecniche e alla procedura di accesso al beneficio, nonché al contenuto, alle modalità e ai termini di trasmissione delle comunicazioni, delle certificazioni e dell’eventuale ulteriore documentazione atta a dimostrare la spettanza del beneficio. Il GSE provvederà alla gestione delle procedure di accesso e controllo dell’agevolazione, nonché allo sviluppo della piattaforma informatica.

ZES Unica: conferma del credito d’imposta

La Legge di Bilancio 2026 conferma il credito d’imposta ZES Unica per investimenti produttivi nelle regioni del Sud e nelle aree assistite per le annualità dal 2026 al 2028 stanziando rispettivamente 2,3 miliardi, 1 miliardo e 750 milioni.

Tra le aree agevolate saranno introdotte le Marche e l’Umbria.

La misura è compatibile con l’iperammortamento e con altri incentivi regionali.

Il nuovo incentivo per le imprese agricole

Per il 2026 (con coda consegne al giugno 2027) si prevede un credito d’imposta con aliquota unica del 40% per gli investimenti in beni strumentali materiali e immateriali previsti dagli allegati A e B con un tetto agli investimenti di 1 milione di euro.

Le risorse dedicate a questa misura ammontano a 1.400.000 euro per l’anno 2026 e di 700.000 euro per l’anno 2027, cioè 2.100.000 euro in tutto che rischiano di essere assorbite da appena 5 investimenti da un milione l’uno (400.000 euro di credito d’imposta ciascuno).

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