Un debutto impegnativo per le Dichiarazioni di Sostenibilità, in attesa delle semplificazioni

Osservatorio Report CSRD Università Cà Foscari di Venezia e BDO

  • Il maggior volume di informazioni fornite dalle aziende analizzate riguarda i temi del climate change e della forza lavoro.
  • In media, le imprese hanno individuato 52 IRO (impatti, rischi e opportunità).
  • Solo il 37% del campione ha dichiarato di possedere un piano di transizione climatica conforme agli standard ESRS, mentre tra le società che hanno definito un obiettivo Net-Zero solo il 24% ha ottenuto la validazione da parte della Science Based Target Initiative.

Mentre nelle sedi dell’UE si intensifica il dibattito sulla semplificazione della normativa, nei primi mesi del 2025 le grandi società quotate con più di 500 dipendenti hanno pubblicato, all’interno dei propri bilanci, la prima Dichiarazione di Sostenibilità conforme alla Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) e ai nuovi principi European Sustainability Reporting Standards (ESRS). Questa dichiarazione include informazioni ambientali, sociali e di governance, secondo la logica della doppia materialità, che prevede di rendicontare sia gli impatti esterni delle imprese che i rischi e le opportunità di natura finanziaria connesse ai temi di sostenibilità.

Per offrire un quadro sistematico degli effetti della nuova normativa, evidenziandone le discontinuità e le continuità rispetto al precedente quadro regolatorio, nonché i principali punti di forza e di criticità, il Sustainability Lab della Venice School of Management dell’Università Ca’ Foscari Venezia e BDO Italia hanno istituito un Osservatorio di ricerca dedicato ai report CSRD.

I primi risultati sono basati sull’analisi dei bilanci di un campione rappresentativo di 80 società italiane quotate sul listino Euronext Milan e operanti in diversi settori produttivi.

L’Osservatorio ha analizzato le Dichiarazioni di Sostenibilità attraverso una content analysis manuale, basata su un framework di 171 variabili su sei ambiti principali e ha individuato, nella prima fase della ricerca, le seguenti maggiori evidenze:

  • Struttura standardizzata delle Dichiarazioni di Sostenibilità ed elevato volume di informazioni. Le Dichiarazioni di Sostenibilità adottano la struttura richiesta dagli standard ESRS, ma l’elevato numero di obblighi informativi e lo scarso rinvio ad altri documenti ha portato a report molto lunghi, con una media di 163 pagine, con punte nei settori energetico e finanziario (rispettivamente con una media di 239 e 210 pagine). In media sono stati identificati 52 IRO (impatti, rischi e opportunità), per ciascuno dei quali sono stati rendicontati politiche, azioni, obiettivi e metriche. La grande mole di informazioni rischia tuttavia di compromettere l’utilità del report, rendendolo poco focalizzato, ridondante e dispersivo agli occhi di investitori e stakeholder.
  • Ampio utilizzo delle deroghe. Le società hanno fatto largo uso della possibilità di omettere alcune informazioni prevista dalle misure transitorie (phase-in). In media, sono stati omessi 6 disclosure requirements, in particolare per quanto riguarda i temi ambientali. Ciò testimonia la percezione di elevata complessità e carico informativo, che ha spinto molte società a cercare, dove possibile, la via della semplificazione. Da registrare anche lo scarso livello di integrazione con altri standard di rendicontazione, quali i GRI Standard utilizzati in passato e applicati solo dal 10% delle imprese.
  • Materialità finanziaria ancora incompiuta. Il processo di doppia materialità ha rappresentato una novità significativa. Tutte le società analizzate hanno seguito il processo a quattro fasi raccomandato dalle linee guida EFRAG, che si sono rivelate uno strumento utile di orientamento. La prima applicazione della materialità finanziaria si conferma critica: in media, sono stati individuati 29 impatti, a fronte di 21 rischi e opportunità, segnalando uno sbilanciamento tra le due dimensioni. Inoltre, ad eccezione di pochissimi casi, le imprese non hanno fornito una quantificazione degli effetti finanziari attesi da rischi e opportunità connessi ai temi di sostenibilità. Sarà necessario tempo per sviluppare metodologie condivise e riconosciute.
  • Ruolo del CDA da valutare. Sebbene tutte le società abbiano dichiarato il coinvolgimento del CDA nel processo di doppia materialità, le prime analisi più approfondite indicano che, nella maggior parte dei casi, il ruolo del CDA si limita a una funzione formale di approvazione, senza un effettivo coinvolgimento strategico. Sul fronte opposto, emerge un’elevata integrazione della sostenibilità nei meccanismi premianti, con quasi tutte le imprese analizzate che hanno inserito obiettivi ESG nei piani di incentivazione del CDA e del top management. In particolare, il 77% delle società include obiettivi legati al clima.
  • Forza lavoro propria e climate change al centro della rendicontazione. Due temi emergono come assi portanti delle prime Dichiarazioni di Sostenibilità: tutte le Dichiarazioni di Sostenibilità affrontano i temi del cambiamento climatico (con particolare attenzione alla mitigazione, all’adattamento e all’uso dell’energia) e della forza lavoro propria (soprattutto in relazione a condizioni lavorative e pari opportunità). Entrambi i temi si distinguono per l’elevato volume di informazioni fornite e per il numero significativo di IRO associati. Dal punto di vista della governance, l’argomento più trattato è quello della cultura aziendale (presente nell’88% delle dichiarazioni).
  • Neutralità climatica: un percorso ancora all’inizio. Sebbene tutte le imprese riconoscano i propri impatti sui cambiamenti climatici, gli sforzi di mitigazione sono ancora limitati. Solo il 37% ha dichiarato di possedere un piano di transizione climatica conforme agli ESRS, mentre tra le società che hanno definito un obiettivo Net-Zero - il 40% del campione, con oltre il 70% che fissa la scadenza al 2050 - solo il 24% ha ottenuto la validazione da parte della Science Based Target Initiative.
  • Assurance in linea con le attese. Si conferma il ruolo del revisore della sostenibilità che, applicando il modello della limited assurance, ha verificato e attestato la conformità dei report alla normativa. Solo in un caso, è stata adottata volontariamente la reasonable assurance per specifici indicatori. Resta da seguire con attenzione l’evoluzione normativa sull’eventuale futura transizione dalla limited alla reasonable assurance.

“L’Osservatorio rappresenta uno strumento fondamentale, incrociando accademia e practice, per comprendere come la CSRD e gli ESRS impattano i processi reporting delle imprese e, in ultima analisi, la transizione sostenibile dell’economia. Con la nostra ricerca, intendiamo offrire un contributo significativo non solo alle imprese e ai loro stakeholder, ma anche agli standard setters e ai policymaker, impegnati nella semplificazione della normativa” commenta la Prof.ssa Chiara Mio, Direttrice del Sustainability Lab della Venice School of Management.

“L’analisi realizzata dall’Osservatorio ha messo in luce come, sebbene le imprese quotate incluse nel campione abbiano lavorato per rispettare gli obblighi che prevedevano l’inserimento per la prima volta della Dichiarazione di Sostenibilità nella Relazione sulla gestione, ci si trovi solamente all’inizio di un percorso che dovrà essere sviluppato e approfondito nei prossimi anni,” commenta Valeria Fazio, Partner Sustainable Innovation di BDO Italia. “Il dibattito sulla semplificazione della normativa, in atto presso le istituzioni europee, potrà certamente venire incontro alle necessità delle aziende, in termini di maggiore efficacia nella comunicazione verso i propri stakeholder. Occorre però non dimenticare che la CSRD non riguarda solo la rendicontazione ma richiede uno sforzo olistico che parla al cuore dell’impresa, ai suoi processi decisionali chiave, alle sue persone”.

Nell’ambito dell’Osservatorio CSRD, il Sustainability Lab e BDO Italia hanno organizzato per l’8 ottobre 2025, presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, un evento intitolato «CSRD: un’analisi evolutiva tra negazionismo e continuità» e dedicato alla presentazione dei risultati completi dell’indagine, che includerà anche un confronto tra le società italiane e alcune realtà europee.